| It seems that Nottuno’s work is still little known among card historians. About it, Lothar Teikemeier has asked me to insert my article, written about a quarter of a century ago, in these web pages. This I have agreed upon for the complete text of that old article, including a few sentences which at the time I wrote in support of the alternative hypothesis that this could be a 22-card pack. I remember my hesitation at that time whether this could really be considered a Minchiate pack. With respect to current knowledge, 1521 appeared to be too early to suppose the existence of a full pack of Minchiate – moreover in the countryside. Now, I am convinced that this pack had already been in existence for several years, or better decades.It is however preferable that any reader reaches his own conclusion, and I am thus adding below the relevant part of the original work in question. It is evident that this poet was far from the level of the best poets of the time. This may in part explain the absence of suitable comments in the histories of literature and, consequently, in the histories of playing cards too. Another justification can be connected with the fact that this booklet appears to have been (or, at least, to be) very scarce.
 Now, we can find bibliographies in internet in an easy way; at the time, it was harder than now to find catalogues and I was pleased to obtain a microfilm copy of this booklet from the British Library.
 My aim now is just to provide to interested researchers the part describing the tarot game. For us, it not essential that the identification of “our” Notturno with Antonio Caracciolo is true or false, and the corresponding discussion can continue among the scholars of literature: we have the play published in the booklet, with date and place reported. The year of the actual performance in Sansepolcro could not be significantly different from the publication date of 1521 (the first bishop there, Galeotto Graziani, mentioned in the book, was entitled in 1520 and died in 1522).
 It is not easy to copy the text of this booklet, even if it obviously remains easier than copying from a handwritten text.
 | K. E che vogliam star noi cusì ociosiDichiam qualche facetia e loro in tanto
 Verran, poi partiren lieti e gioiosi.
 D. Io facetia non so, ma dirò in canto
 Come amor mi distrugge e mi flagella.
 T. Et io darommi di lui gloria e vanto.
 K. Tacete i n’ho trovato una più bella
 Vo che faciamo de triomphi un gioco
 Chio gli ho qui apunto meco in la scarsella.
 C. Si per mia fede. D. E quivi non ce loco.
 K. E perché. C. perché haeran forsi dispetto
 Questi di questo e dispiacer non poco.
 D. Anci ne prenderan sommo diletto
 Che son spirti gentili. T. Il ver dice egli
 Castalio dagli for, men a lo effetto.
 K. Eccoi. D. Lassai veder. K. To. D. Come en begli.
 T. Son fatti qui. K. Apunto i fei portare
 Fin di la Spagna. C. Hor su sotii e frategli
 Al gioco. D. E che vogliamo noi iocare.
 C. Nulla. Sol per piacer. D. Ben per piacere
 Vo che giocan, ma non senza dennare.
 T. Eh giocare qui dennar non è il dovere.
 K. Made no chel dennar genera sdegno
 E il gaudio volteriase in dispiacere.
 D. Giocan donque alcun scotto. T. Sì ma un pegno
 Mettiam, che tra noi poi non sia contesa.
 C. Io per me pongo questo anel per segno.
 T. Et io cotesta mia amorosa impresa.
 D. Io sta forcella. K. E io questo manile
 Che hebbi da quella de chi lalma ho accesa.
 T. E a chi li daren noi. K. A esta gentile
 Madonna, che i terrà e al vincitore
 Gli darà poi qual iusta saggia e humile.
 D. Dategli qui, pigliatei nobil fiore
 Cusì farete a voi piacendo e noi
 Il scotto giocheremo e non lo amore.
 T. E a quanti giochi volete far voi.
 C. Al primo, che a più lunga landarebbe
 E non vegnando lor, partiren poi.
 K. Hor su facian, de chil tratto esser debbe.
 Levate tutti e gliè di Delio, hor presto
 Meschia e da fuor quel ch’altri non vorrebbe.
 T. Hor gioca. D. To limperatore è questo.
 T. Limperatore. D. Sì. T. E questo è il Papa
 Che tutto pote o andassela dil resto.
 D. Come dil resto o vadigli la capa
 E tutto il mio valor, che questo è mio.
 T. O vedi come chi non sa sincapa
 O dimmi il Papa non è in terra Dio.
 D. Made sì. T. Donque hai persa la questione
 Che un Deo vince un mortal, perho vinch’io.
 D. Hor contender non vo, ti do ragione.
 T. Mi la da la iustitia, come un tratto
 Lo sai, e sanlo tutte este persone.
 Ioca tu. K. To. T. che cosa è questa. C. Il matto
 Che Imperatori Papi e Cardinali
 Vince e domina sol con un sciocco atto.
 T. Donque voi por gli Dei con gli animali.
 K. Made no, ma gli matti hora son Dei
 Et son qua giuso, in tutto principali.
 T. O veggio ben che for di senso sei.
 K. For di senso se tu che in sin gli morti
 Sanlo onde dici quel che dir non dei.
 Non vedi tu per tutto e più in le corti
 Che senza questi principi e signori
 Vivon, senza contento, scemimorti.
 Non sai tu che se alcun gratie e favori
 Vol, forza è andar di questi per le mani
 Che a tutti gli altri son superiori
 E quanto più son temerarii e insani
 Tanto en più grandi, hor non più sei risciolto
 Confessa come perditor rimani.
 T. Tu dici il ver, donque anch’io far vo il stolto
 Per farmi grande e haver propitia stella.
 K. Hor non più Caballin, volgi in qua il volto
 E mira un poco questa, come è bella.
 C. Che cosa è questa. Per tua fede è il vechio
 K. Nol vedi tu. Rispondi si da quella.
 C. To. Mi dispiace ben chio la sparechio
 Il bagatella è questo, dar til voglio.
 K. Glie mia, chl matto è de tutti altri spechio.
 C. Di te mi meraviglio, anci mi doglio
 Che nosco in gioco poniti a la zuffa
 Senza intender il scritto di sto foglio.
 Chi ben atteggia civetta e camuffa
 Astutamente, senza far il stolto
 Quel resta vincitor di la baruffa.
 Non bisogna sciocchezza saper molto
 Non bisogna ignorantia ma virtute
 Volendo haver nel fin, qualche honor colto.
 K. Tu dici il ver, tengo le labia mute
 E gliè tua tottalmente Caballino
 Che hia le virtuti in te tutte compiute.
 C. Hor piglia e qui farai da paladino
 Se vinci questa, che lè la fortezza
 Che doma ogni mortal e ogni divino
 Questa quella è che tutto stringe e spezza
 E il bagatella non pur, ma anchor vinta
 Spesso è ragion, da sua tanta fierezza.
 D. Hor non più to questa è una Dea dipinta
 Chio ti rispondo, detta temperanza
 Che al mondo è diva, se ben quivi è finta.
 T. E tu to questa che tutte altre avanza
 Chè la iustitia, senza di la quale
 Mancha ogni iusta e natual usanza.
 D. Ben la iustitia adesso nulla vale
 Anci non vi si noma né si trova
 Chel suo corso è mancato qual mortale.
 T. Mancato, cosa inaudita e nova
 Io sento, che iustitia mai non manca
 Perché è diva, anci ogn’hora più rinova
 Si che perduta lhai, questa è mia franca.
 D. Tu dici il ver. K. Hor to questa Timbreo
 Che è il carro, in ch ogni gloria si rinfranca.
 T. Che val il car. C. Come d’ogni tropheo
 D’ogni triompho ogni fausto e ogni pompa
 Ne questo il seggio è de ogni semideo
 Non vè cosa qua giù, che non corrompa
 Se non questo, che ogn’hor più triomphando
 Sen va, senza che alcuno lo interrompa.
 T. Parmi che questo vada sol rotando
 Colmo di fieno paglia pietre e legni
 Come istromento vile e miserando.
 K. Anci i Dei tutti, de celesti regni
 Iove, Saturno, Apol, Mercurio e Marte
 Con questo adempion tutti i lor dissegni.
 T. Sia maledetto il mio giocar de carte
 Che mai tener non ne poti pur una.
 K. Cusì advien chi entra in bal senza haver larte.
 Hor to questa è la Rota di fortuna
 Che non pur move regge e doma il mondo
 Ma tutti gli pianeti e sol e luna.
 C. O che tu fingi o che sei cusì tondo
 A voler por una con quattro rote
 Et adeguar il cielo col proffondo.
 K. O che parole d’intelletto vote
 A metter di fortuna lalta insegna
 Con queste cose vil basse e idiote
 Non vè cosa ima mediocre o degna
 Che cotesta non cangi a suo diletto
 E che in un punto non accenda e spegna.
 Donque confessa il suo fallo e diffetto
 Come nulla non intende e vol iocare.
 C. Hor su non più gliè tua questo è lo effetto
 Timbreo in fin gliè sua, non contrastare.
 Ma per chiarirvi tutti il vechio è quivi
 Che non sapendo faravi imparare.
 D. Il vechio non è in numer de gli vivi
 Anci è cosa insensata e scemimorta.
 C. Scemimorta anci è in numer de gli divi
 Deh dimmi ovedi tu persona accorta
 Che gioven sia se non è carca de anni
 Che ogni excellentia il tempo seco porta.
 K. Caballin, per mia fé tu ci usi inganni.
 C. Come inganni non sai chel tempo è quello
 Chel tutto vince e dona gaudio e affanni
 Sì che non contrastar, chel non è bello
 Conoscendo haver perso, che ogni modo
 Se perdi, non gli va se non lo anello.
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 For people not familiar enough with old Italian writing, I fear that searching unknown words in the dictionary will not be as useful as normal, because of the unusual spellings of most words (just as an example: “anci” instead of “anzi”). However, I have kept the text as faithful as possible to the original writing; just have allowed myself to 1) insert missing accent marks at the end of words, 2) add most of the punctuation marks, 3) distinguish letters u and v, both printed here with u, as in ancient texts, 4) use C for Caballino, K for Castalio, D for Delio, and T for Timbreo.  |  |